martedì 20 dicembre 2011

15.Storia della pedagogia: COMENIO

 Nel Seicento solo le accademie riescono ad offrire una formazione completa; infatti le scuole delle chiese protestanti insegnano solo i rudimenti della lettura e della scrittura, mancano di una vera organizzazione e di un metodo preciso, inoltre i maestri presentano una scarsa preparazione pedagogica.




Jan Amos Komensky (1592-1670) nasce in Boemia durante la guerra dei trent’anni, in seguito si stabilisce in Polonia e diviene famoso per i suoi scritti.
Viene invitato a trasferirsi in numerose nazioni europee; in seguito ai vari avvenimenti della guerra dei trent’anni si trasferisce infine ad Amsterdam.
Il suo ideale pedagogico si basa sulla diffusione universale del sapere, per una società fondata sulla pace, la bontà, la fede e la fratellanza.
Egli rifiuta la scuola obsoleta fondata sugli studi classici, perché ritiene sia inutile per esercitare una professione; pensa che la scuola debba essere di tutti, debba essere considerata un’opera globale di rinnovamento per insegnare tutto a tutti, in modo breve e piacevole (filosofia, politica, religione).
Jan Amos Komensky considera tutta la vita come una sorta di scuola. L’opera dell’insegnante deve tendere a realizzare tutta la sublimità insita nell’essere umano: come creatura razionale (istruzione); padrone di sé e del mondo (virtù); rappresentante del creatore (religione). Quindi l’educazione deve spettare ai genitori, ai governanti, ai religiosi. Siccome le scuole servono al sapere, alla virtù e alla religione ne deve andare accresciuto il numero, devono essere accessibili a tutti e anche alle donne.
L’educazione del ragazzo deve differenziarsi in base ai quattro gradi si sviluppo: l’infanzia, la puerizia, l’adolescenza e la giovinezza. Quindi le quattro scuole in base ai gradi sono: la scuola materna, l’istituto letterario, la scuola di latino e l’accademia. Ognuna deve durare 6 anni, i primi due gradi devono essere per tutti e in seguito coloro che rivelano delle doti pratiche vengono indirizzati ad un mestiere. Non sono insegnate discipline e argomenti diversi nei vari gradi d’istruzione, ma le stesse cose in modo diverso, in base all’età e la preparazione.



LA SCUOLA DI COMENIO
  1. La scuola materna: l’educazione di questa fase inizia dalla nascita, in casa con i genitori, che provvedono alle prime nozioni e educano e bambini a riconoscere e osservare gli oggetti.
  2. La scuola di lingua nazionale: è destinata a tutti i bambini di 6 anni; in questa fase si insegnano la lettura, la scrittura, il disegno, il canto, la misurazione e la religione. Tutte le materie sono insegnate in modo completo e attraente.
  3. Ginnasio:è una scuola in cui si sviluppa l'intelletto. Le materie fondamentali sono la grammatica, la dialettica, le scienze. È una scuola destinata ai giovani che non hanno intenzione di intraprendere qualunque lavoro manuale. Il latino, in questa fase, diventa un accessorio ma non deve essere considerata una finalità.
  4. Le accademie: sono dedicate agli insegnanti e alle guide e il luogo favorito dove tenere le lezioni è la biblioteca. Sono delle società di dotti dediti alla ricerca e alla diffusione del sapere.
In seguito Comenio proporrà tre scuole in base alla fascia d'età:
  • la “scuola del grembo materno” ,una specie di consultorio.
  • la "scuola della virilità" dedicata agli adulti.
  • la "scuola della vecchiaia", dedita alla preparazione alla morte.
Il metodo delle varie discipline deve essere comune: l’universalità, la semplicità, spontaneità, gradualità, ciclicità, i fondamenti di tutto il sapere, argomenti utili, collegamenti fra i nuovi pensieri e quelli ormai radicati, molti esercizi, come finalità l’apertura della mente all’intelletto. Per quanto riguarda l’universalità prevale la pansofia cioè tutto a tutti. La semplicità in quanto la conoscenza inizia con i sensi, con l’esperienza diretta “ tutto venga presentato a tutti i sensi possibili” .
La gradualità poiché la crescita dell’alunno deve avvenire passo per passo. Tutti gli argomenti devono essere organizzati, progredendo metodicamente, in sequenza logiche, dal semplice al complesso.
Ciclicità in quanto i contenuti devono essere diversificati a seconda delle età. Si devono insegnare le stesse cose ma con superiore gradi di difficoltà.

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14.Storia della pedagogia: PROTESTANTI E RIFORMA CATTOLICA

La revisione della cultura e dell’educazione è terreno di scontro religioso e intellettuale.


La scuola popolare luterana mira a fornire l’alfabetizzazione necessaria perché tutti possano accostarsi alla bibbia, nella propria lingua ( traduzione della bibbia in tedesco); è una scuola di massa che valorizza il lavoro, come attività che testimonia la fede.
A scuola si impara giocando, un’ora o due al giorno, affetto e comprensione dei maestri, arti liberali nelle scuole inferiori; greco, ebraico, latino e storia in quelle superiori.

LA RIFORMA CATTOLICA
La Controriforma  cattolica ha come obiettivo il controllo sulla produzione artistica e intellettuale tramite la formazione dell’Inquisizione e l’indice dei libri proibiti. Si cerca di realizzare   un’educazione religiosa basata sull’obbedienza.

IGNAZIO DI LOYOLA (1491-1556)


Ignazio di Loyola
Egli punta ad un controllo sulle classi dominanti attraverso la formazione di giovani religiosi ( i Gesuiti) in appositi collegi, collegi che saranno aperti anche ai laici.
  1. La “Ratio Studiorum”, è il documento che stabilì delle regole relativamente alla formazione dei gesuiti nel 1599. L’educazione deve indirizzare le anime al destino ultraterreno, la pedagogia e finalizzata a fare della cultura una strumento di obbedienza alla fede.
  2. Corso umanistico: presenta 5 classi, 3 sono di grammatica cioè l’humanitas, la retorica, la formazione dell’eloquenza (Quintiliano).
  3. Corso filosofico di 3 anni; corso teologico di 4 anni rivolto ai religiosi, che diverranno futuri insegnanti.
  4. Tutto è programmato: classi, orario, voti, attività; queste caratteristiche formeranno la struttura della scuola moderna
  5. Viene favorito il confronto fra gli studenti, non solo la memorizzazione, attraverso le dispute tra le classi con premi, medaglie, distintivi.
  6. I collegi gesuiti ebbero enorme successo per due secoli.
  7. La compagnia di Gesù fu abolita nel 1773, con conseguenza chiusura delle scuole; nell’Età della Restaurazione fu ricreato l’ordine e le scuole.

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13.Storia della pedagogia:UMANESIMO E RINASCIMENTO

 In questo periodo c'è il recupero della classicità, dell'individuo, della capacità di decidere il proprio destino (homo faber).
Lo scopo dell'educazione è la formazione di un uomo completo, armonico. Si ritorna allo studio delle lingue classiche e ad una formazione globale. Il problema principale del periodo è il rapporto tra cultura pagana e cristiana, tra scienza e cultura umanistica, vita pratica e contemplativa.

Si studia il latino, considerato “lingua viva”, e si verifica un rinnovamento del metodo di insegnamento che tiene maggiormente in considerazione l'allievo. Si verifica una rivalutazione della fisicità come bellezza, moralità e forza.
Il modello principale è l'oratore di Cicerone e Quintiliano, riservato purtroppo solo ai nobili.
I massimi pedagogisti del periodo sono:

  • VERGERIO PIER PAOLO: si concentra sulla formazione del principe che prevede: storia, filosofia morale, eloquenza; poi poesia, musica, disegno, matematica, scienze, diritto, metafisica, teologia. L'istruzione avviene per gradi e distribuendola gradualmente nel tempo.
  • LEON BATTISTA ALBERTI: scrive il “De familia”, dove sostiene che il padre deve educare il figlio all'onestà, alla fede, alla lettura, alla cultura classica, alla formazione fisica.
  • ERASMO DA ROTTERDAM: critica la cultura del tempo, nell'opera “Elogio alla pazzia”, impartita dai grammatici che in scuole schiamazzanti inculcano sciocchezze con castighi. Predica inoltre un ritorno a una religiosità originale, evangelica.
    Rifacendosi al pensiero di Lutero, aspira a una riforma della Chiesa e alla pace. Ricalca il modello di Cicerone e vede nei genitori i primi educatori che saranno poi sostituiti da un maestro competente. Gli studi devono essere adatti e piacevoli per l'alunno.

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12.Storia della pedagogia: LA PEDAGOGIA CRISTIANA

La pedagogia cristiana si prefigge, come fine dell'educazione, la SALVEZZA DELL'ANIMA.
Ciò è possibile solo nell'interiorità del singolo, che deve seguire l'esempio di Cristo per poter ricevere la grazia.
L'educazione, quindi anche la salvezza, è un percorso senza fine, un impegno totale per il quale le forze del singolo non bastano. L'educazione è rivolta a tutti ed inizia in famiglia, il luogo educante. La pedagogia cristiana porta alla formazione di scuole superiori di teologia. I massimi esponenti della pedagogia cristiana sono:

 CLEMENTE ALESSANDRINO (150-215 d.C): sosteneva che le discipline ellenistiche erano propedeutiche alla religione.
 











GIOVANNI CRISOSTOMO (344-407 d.C.): Sosteneva che la formazione etica-religiosa prevale su quella umanistica-letteraria. 











 SAN GIROLAMO: sosteneva che la pratica educativa è legata all'ascetismo e al rifiuto delle tentazioni e della cultura greca.










SANT'AGOSTINO (354-430): sosteneva che il fine dello studio delle arti di trivio e quadrivio è la filosofia, che ha come oggetto l'uomo e Dio. La verità, secondo Agostino, è preesistente e abita in noi; il vero maestro è insito nell'interiorità e la solo la Parola può stimolare il lume nella ricerca.

IL MONACHESIMO
Il termine, deriva da “MONOS”(solo). Questa corrente si sviluppa nel 300 d.C. Il monachesimo predilige la vita associata, comune, detta CENOBITISMO con lo scopo di imitare cristo.
Questa corrente religiosa prevede l'astinenza, il sacrificio, le regole comuni. Nei monasteri si detiene il sapere, che in occidente rischiava di andare perso a causa dello stato di barbarie in cui era caduto. San benedetto stabilisce una regola, dove definisce una scuola che possa accogliere i fanciulli e i novizi in monastero. La lettura,inoltre, è finalizzata solo allo studio della Bibbia.

L'ETA' CAROLINGIA

In questo periodo si verifica la restaurazione dell'imperium con il conseguente impegno culturale. Si verifica inoltre la formazione di un clero colto e di buoni funzionari che presiedono la scuola di palazzo, istituita per i nobili (scuola palatina). Il modello educativo più rilevante del periodo è quello di Alcuino.
Questo prevede un'istruzione di base, seguita da un secondo livello (arti liberali) e un livello superiore (sacre scritture). Viene inoltre prescritta l'educazione e l'istruzione in ogni monastero o sede vescovile. L'educazione del popolo consiste nella sua evangelizzazione e a spingerlo all'obbedienza. Vi è quindi la scomparsa dell'insegnamento laico.

LA SCOLASTICA



S.Tommaso

Si sviluppa a partire dal XI secolo e riprende l'elaborazione razionale della fede. In questo periodo inizia la filosofia delle scuole cristiane che culmina con Tommaso d'Aquino.
Tommaso d'Aquino tenta una sintesi tra aristotelismo e cristianesimo. Sostiene che la conoscenza è un processo che avviene per gradi e deve essere seguita dal maestro, anche se si può imparare da sé.

Le scuole monastiche si specializzano in studi superiori, diventando anche centro di produzione di cultura.

Il curricolo della pedagogia scolastica prevede le 7 arti liberali, la filosofia e la teologia. In questo periodo nasce la disputa tra le varie scuole sul problema del rapporto ragione-fede,quindi,tra dialettica e teologia. L'attività didattica si compone di una lectio (lettura di un testo) e di una disputatio (esame di un problema posto dal maestro). Alle università, ora, partecipano anche i laici, che svolgono mansioni di tipo professionale e burocratico.

 Nasce la figura del cavaliere, che riceve una formazione aristocratica sulla base dell'ideale cavalleresco (coraggio,onore,abilità guerresca,eleganza,bellezza). Il cavaliere diventa difensore della chiese, dei poveri e dei deboli. Il curriculum del cavaliere prevede fino a 7 anni che il giovane sia un paggio, a 15 diventa scudiero e a 20 cavaliere.

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11.Storia della pedagogia: ROMA

Il fine dell’ educazione romana delle origini era il rispetto della 
tradizione e dei costumi del mos maiorum, contenuti  nelle leggi delle 12 Tavole.
Questo sistema entrò in crisi dal 3° secolo quando Roma entrò in contatto con la Grecia e si creò una nuova mentalità, legata alla nuova condizione dello stato romano.
Nasce quindi a Roma un sistema scolastico di tipo ellenistico, simile a quello greco.
La formazione dell’ impero spingerà poi alla creazione di un complesso sistema di scuole al fine di formare i funzionari.
I principi del mos maiorum sono la pietas (rispetto per gli dei), la constantia ( fermezza d’ animo), la gravitas (dignità ), il lavoro, la frugalità e l’ austerità.
Il centro dell’ educazione romana delle origini è il “ focolare domestico”; in cui la madre è la prima educatrice.
A  7 anni avviene l’ educazione vera e propria sotto l'autorità paterna dove il figlio accompagna il padre nelle funzioni civili e militari.
A 11 anni il giovane entra nella vita sociale.
A 14 anni indossa la toga virile, seguita poi dal  “tirocinium fori” e infine dagli obblighi militari.

Le due posizioni nei confronti della cultura greca possono essere riassunti nelle figure di Marco Catone e Marco Tullio Cicerone.


Marco Catone (234-149 a.C.)"Ad Marcum filium"
Difende l’ educazione tradizionale, l'oratore ideale deve essere “vir bonus dicendi peritus”: ponendo a un grado superiore le qualita morali (bonus) sulla perizia tecnica (peritus).
Nonostante i richiami di Catone, i giovani aristocratici ricevevano la formazione da insegnanti privati greci ( paidagogos)


Marco Tullio Cicerone ( 106-43 a.C.)
Riconosce l’ importanza della cultura greca; nel "De Oratore" cerca di unire la mos maiorum con la nuova cultura.
L'Oratore come la figura umana nel suo più alto grado di formazione politica e culturale, che unisce erudizione e senso etico.
Doti dell'oratore: diligenza, costanza, formazione enciclopedica ( letteratura diritto, filosofia), capacità innate dell'uso della parola e di pensiero.
HUMANITAS: formazione capace di esaltare al massimo la natura umana e capace di realizzare l'autentica umanità attraverso l'educazione  politica e interiore.

Altra figura importante  è Marco Fabio Quintiliano (34/40-96).
Nell' "Institutio Oratoria" descrive l' Oratore come il grado più alto a cui può giungere l'uomo: moralmente irreprensibile, colto, ottimo parlatore, vero uomo di Stato.
"Institutio Oratoria": un opera in 12 libri dedicato alla formazione degli insegnanti; contiene insegnamenti sulla tecnica oratoria e problemi di pedagogia generale e didattica.
L' istruzione deve essere avviata precocemente, simultaneamente su materie diverse; sostiene la scuola pubblica perchè stimola gli allievi a interagire con altre persone.
L'insegnante deve essere preparato e moralmente irreprensibile, userà l'incoraggiamento e l'esempio, sviluppando attività piacevoli, individualizzando l'insegnamento, attivando lo studente che così imparerà facendo.

Figura a parte  e molto complessa è quella di Lucio Anneo Seneca.
Nelle "Lettere a Lucilio" descrive  i suoi principi educativi: l'educazione  è autoeducazione interiore, esame critico di se stessi al fine di raggiungere l'autocontrollo. Contano molto l'esempio, la riflessione personale e il dialogo per poter giungere alla vera  sapienza filosofica.

ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA A ROMA
Nella scuola primaria si insegnava l’ alfabetizzazione culturale: leggere, scrivere e contare.
A 7 anni l’ alunno è accompagnato nella scuola dal pedagogo e all'interno dell'ambiente scolastico egli utilizza una tavoletta incerata mentre il magister ha il compito d'insegnare.
Nella scuola secondaria all'età di 12 anni vengono insegnate musica, astronomia, letteratura, oratoria, medicina e architettura.
La scuola superiore era una scuola di retorica sul modello stabilito da Cicerone.
All'interno di questa vi era una formazione tecnico professionale per gli schiavi, i liberti, gli artigiani, i sacerdoti e i soldati ( collegium )



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 bagno nel lavandino

10.Storia della pedagogia: LA PAIDEIA ELLENISTICA

 L’ ellenismo è il periodo seguente alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) fino alla conquista romana della Grecia (146 a.C.).
Atene perde il suo primato culturale e il maggiore centro di studi diventa Alessandria (museo, biblioteca).
Si intraprendono studi enciclopedici, umanistici e scientifici che richiedono una vasta raccolta delle conoscenze (la biblioteca) e la necessità di un supporto scritto.
Nasce la specializzazione per l’ impossibilità del singolo di dominare l’ intero panorama del sapere.
L’ uomo colto rimane colui che ha una formazione umanistico-letteraria, mentre il sapere scientifico resterà in un ambito separato (dualismo delle due culture).
La scuola classica o umanistica non è professionalizzante, ma critica.
La scuola è pubblica dai 7 ai 19/20 anni.
La scuola primaria prevede il leggere, scrivere, contare e imparare a memoria.
La scuola secondaria prevede studi letterari e scientifici. 
L’ insegnante (il grammatico) avvia agli studi classici (Omero), sunti, letture, analisi, composizioni; scarsi sono gli studi scientifici.
L’ “Efebìa”: l’efebo è il giovane dopo i 18 anni. Originariamente veniva addestrato all’arte militare, ora si dedica all’alta cultura, a studi brillanti ma superficiali.
Negli istituti superiori troviamo invece l'insegnamento di medicina, retorica e filosofia.


La decadenza dei tolomei e degli altri centri ellenistici porterà il primato culturale a Roma. 
Si arriverà alla chiusura delle scuole filosofiche di Atene (529) per opera di Giustiniano.

sabato 10 dicembre 2011

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 baby paracadute

9. Storia della pedagogia: IL TRAMONTO DELLA POLIS


Molti autori come Platone e i suoi successori cercarono una risposta alla crisi della polis:

SENOFONTE: scrisse la "Ciropedia" nella quale l'imperatore Ciro di Persia rappresenta il modello d'uomo e di monarca; la pedagogia diretta dallo stato consiste nella giustizia, nella severità, nel dominio di se' e nell'obbedienza; dai 16 ai 25 anni i ragazzi servono lo stato ricevendo un addestramento militare, oltre che lo sviluppo dell'intelligenza creativa.

ISOCRATE: rifiuta la paideia sofistica, perchè priva di impegno morale, ritiene che la retorica sia la vera filosofia, in quanto esprime la cultura nella sua totalità. Una nuova classe politica è possibile ma fuori dalle astrattezze della metafisica, contano la formazione a uomo colto, ponderato, riflessivo, con esperienza di studio e di vita (la saggezza che non ha pretese di scienza ma è concreta).

ARISTOTELE: scrisse " Etica nicomachea " e " Politica ". La pedagogia viene intesa come un sapere pratico e trasversale piuttosto che una scienza; dunque ogni soggetto da educare è unico e va considerato nella sua integralità psicofisica per promuovere lo sviluppo di qualcosa che è già presente in lui. La psiche umana è tripartita: vegetativa, appetitiva, intellettiva. La seconda e la terza possono essere oggetto di educazione mentre il bene da realizzare riguarda la nostra volontà (virtù etiche) e la nostra ragione (virtù dianoetiche). Inoltre l'educazione deve seguire la natura, fondarsi sull'esperienza e l'osservazione, deve raggiungere il giusto mezzo, rispetto agli estremi degli atteggiamenti connessi a ciascuna virtù (coraggio= giusto mezzo tra viltà e temerarietà).

L'uomo è un animale politico
, quindi non può vivere fuori dalla società. Lo Stato deve promuovere la virtù e permettere a ciascuno di raggiungere la propria potenzialità.

Vivere secondo ragione
significa che la sapienza è la virtù più alta intesa in senso contemplativo e non attivo.

                                        

8.Storia della pedagogia: PLATONE (428 - 348 a.C.)

Per quanto riguarda l'insegnamentoPlatone utilizza il dialogo, infatti da pochissima importanza agli scritti.

Secondo platone c'è la necessità di una nuova educazione che tenga conto delladimensione etico-politica della virtù e di un nuovo modello politico ideale.
Nella sua opera "La Repubblica" afferma che occorre delineare uno "stato ideale" che persegua la giustizia.
La società deve essere divisa in tre classi:
 -produttori (classe bronzea);
-guerrieri(classe argentea);
-reggitori(classe aurea).
Ogni uomo appartiene a una di queste classi per naturale tendenza innata della sua anima; l'ottimo stato sarà quello in cui queste tendenze verranno rispettate.
L'uomo di stato può essere solo il filosofo.Il compito dell'educazione sarà quello di individuare coloro che saranno i reggitori e di indirizzare ciascuna classe al suo compito.
Lo stato Platonico è uno "stato educatore", ma sovrintende alla formazione del singolo, delle famiglie, e la procreazione. Il cammino conoscitivo è un graduale distacco dalle cose sensibili verso le forme razionali, chiamate idee (mito della caverna). 

Il curricolo scolastico platonico prevede : musica, lettura e scrittura (evitando la poesia che allontana dalla razionalità), calcolo, geometria, ginnastica, il cui fine è una formazione armonica di tipo tradizionale.


Nelle”Leggi” sottolinea l'importanza del gioco per il fanciullo.
Nel “ Menone”, il personaggio di Socrate dimostra che è possibile attraverso opportune domande condurre uno schiavo alla dimostrazione del teorema di Pitagora: il maestro deve suscitare gli apprendimenti nel discepolo in quanto egli ha già dentro di se la conoscenza; filosoficamente parlando conoscere è ricordare (reminiscenza).


L'Accademia, come centro di studi, fondata da Platone, che poteva essere frequentata liberamente, si svilupperà nei seguenti nove secoli sotto la guida di diversi direttori che seguiranno l'indirizzo del maestro e in seguito prenderà nuove direzioni.

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