lunedì 21 febbraio 2011

1) IL PROCESSO FORMATIVO

La pedagogia si interessa del processo formativo analizzandolo e progettandolo sia teoricamente sia praticamente.


La cultura è trasmessa ai neonati per far sì che sviluppino le proprie capacità individuali in modo che sì inseriscano nella società.
L’istruzione vale a dire l’insegnamento di nozioni e comportamenti e l’educazione cioè la formazione in modo globale della personalità variano secondo il tipo di cultura.
Questa, infatti, cambia di società in società.
I confini tra istruzione ed educazione risultano un po’ sfumati in molte attività,come il gioco o la lettura di libri e romanzi;proprio per questo Riccardo Massa propone un nuovo termine:formazione,con il quale si intendono sia l’istruzione sia l’educazione.
L’attività formativa,nel tempo,è stata sviluppata in modo spontaneo,senza particolari riflessioni ma facendo riferimento generalmente alla tradizione.

Solo alcune società hanno prodotto una riflessione pedagogica su ciò che è importante insegnare,sui modi,i fini e i metodi.
Dalle prime riflessioni sulla formazione, fatte da sacerdoti e sapienti,si arrivò ai moderni pedagogisti cioè specialisti della scienza pedagogica.
Infatti la storia della pedagogia analizza l’evoluzione delle idee educative e il loro intreccio con le pratiche formative in specifici contesti storico e sociali.

venerdì 4 febbraio 2011

Il vero incanto è guardare il mondo con le lenti magiche di un bambino.

mercoledì 2 febbraio 2011

L’EDUCAZIONE

L’educazione è un concetto complesso e ricco di significati che implica soggetti, processi, teorizzazioni, attività, apprendimenti, maturazioni e un’esperienza radicata nella vita umana.
La scienza che si occupa dello studio dell’educazione nei suoi vari aspetti e che stabilisce i limiti del suo valore scientifico è la pedagogia.

Il processo formativo permette all’individuo di migliorarsi rispetto a com’era precedentemente. L’uomo infatti, nel corso della sua vita, sviluppa conoscenze e competenze che gli permettono di adeguarsi all’ambiente in modo migliore, di imparare ad utilizzare il linguaggio verbale per comunicare l’esperienza e di sviluppare la volontà di riprodurre tali atteggiamenti nei simili.

L’educazione consiste anche in una serie di eventi di cui tutti fanno esperienza: si può educare ed essere educati. Ha i caratteri della naturalità, dell’unitarietà, dell’integrazione e dell’evolutività.
Inoltre, può essere di vario genere. È spontanea, quando avviene in famiglia, organizzata in modo accurato, quando avviene a scuola e estremamente diffusa all’interno della società.
Per di più è fortemente influenzata dalla cultura a cui appartiene. Per questo motivo è pensata ed effettuata seguendo gli schemi e gli obiettivi della comunità.
Questo, però, causa la nascita di un contrasto tra ciò che la persona vuole essere e ciò che la comunità vuole che sia. Il compito dell’educatore consiste nel colmare questa frattura.
L’educazione ha anche diversi significati, quali l’istruzione, l’azione, il risultato e il contenuto.
Inoltre, l’educazione può essere umanizzazione, ovvero come il riconoscimento delle potenzialità individuali (l’individuo diventa così il protagonista del processo) o formazione, che può essere socio - affettiva o cognitivo - intellettuale.

Secondo il pedagogista tedesco Hermann Rohrs non esistono confini precisi tra socializzazione, inculturazione, educazione e formazione.
In realtà possiamo distinguere l’istruzione, educazione e socializzazione.
La prima, oltre ad essere il risultato di alcune modalità evolutive umane che garantiscono una migliore sopravvivenza, è un processo orientato alla trasmissione di nozioni e comportamenti specifici.
La seconda un processo rivolto a sollecitare lo svolgimento naturale della personalità.
La terza è un processo attraverso il quale apprendiamo la cultura di una società o di un ambiente, ma non implica però un miglioramento del sé; è quindi, per di più, un adattamento.

L' educazione non è mai fine a sé stessa, ma segue un’ideale di perfezione, cioè ciò che si dovrebbe essere. Si passa quindi all’educazione, che è lo sviluppo della personalità.
Principalmente il processo educativo si sviluppa durante l’età evolutiva, che dura fino all’adolescenza; un prolungato processo istruttivo in cui vengono trasmessi comportamenti, strumenti, tecniche, saperi e regole sociali allo scopo di rendere gli individui capaci in determinati settori.

Per educare si necessita della capacità di apprendere.
L’apprendimento è un meccanismo adattivo, ovvero ha come fine la sopravvivenza.

L’educazione, da naturale e spontanea, diviene artificiale, attraverso la scuola e con varietà di mezzi e di fini.
Il potenziale formativo, che è molto difficile da stabilire, include ciò che può essere sviluppato mediante l’educazione e quanto le agenzie di educazione (per esempio la scuola) o le azioni possano produrre.

L’educabilità è la capacità recettiva in generale e accompagna la persona nel corso della sua vita. Tuttavia è maggiormente sensibile durante l’infanzia.
Essa riguarda principalmente la socialità, l’attività cognitiva, l’attività linguistico – comunicativa, la psicomotricità, la dimensione emozionale ed espressiva e la dimensione della personalità.
Oltre a ciò, l’educabilità ha dei limiti, che sono stati oggetto di numerosi dibattiti sul ruolo delle suo componenti innate e delle influenze dell’ambiente, quindi di dibattiti tra innatisti e ambientalisti. Questi sono dati dalle differenze individuali, come handicap oppure talenti (i quali ci rendono unici) e dai diversi gruppi umani.
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In conclusione, l’educazione può quindi essere considerata una lunga catena di azioni sociali e di apprendimenti individuali che accompagnano l’individuo nel corso di tutta la sua vita. Assume varie forme, direzioni e motivazioni che dipendono dalla cultura di appartenenza, quindi ai diversi valori, schemi e idee che la caratterizzano. Si educa per estrarre potenzialità (innate) o per produrne di nuove. Inoltre può essere sia formale sia informale, sia programmata sia artistico – intuitiva. Può essere anche un progetto individuale oppure sociale.

martedì 1 febbraio 2011

Etimologia della parola "PEDAGOGIA"

Il termine «Pedagogia» deriva dal greco παιδαγογια, arte del «Pedagogo» da παιδος (paidos) « il bambino » e αγω « guidare, condurre, accompagnare »: nell'antica Grecia il pedagogo era uno schiavo che accompagnava il bambino a scuola o in palestra. 

Dopo che i Romani ebbero conquistato la Grecia, venne chiamato «Paedagogus» lo schiavo greco che, oltre ad accompagnare i bambini, insegnava loro la lingua greca. 
Col tempo il significato di «Paedagogus» divenne quello di insegnante, indipendentemente dallo stato sociale, e in età imperiale «Paedagogum» era chiamata la scuola dei paggi di corte.

Successivamente già in epoca medioevale il pedagogo era il servo del re che si occupava dell'istruzione dei giovani principi e cortigiani, e che limitava l'aspetto educativo alla trasmissione di contenuti primari come "leggere e scrivere". In seguito il termine "pedagogo" ha assunto il significato di "precettore" e attualmente è utilizzato in termini dispregiativi o ironici. 
Da "pedagogia" deriva invece il termine "pedagogista", lo studioso di pedagogia.